Liberi professionisti e beni immateriali

La fiscalità dei cosiddetti “beni immateriali” rappresenta da sempre un punto di criticità relativamente alla tassazione diretta dei liberi professionisti. Ciò è dovuto alle contraddizioni che emergono dai chiarimenti dell’agenzia delle entrate che talvolta stridono con le disposizioni contenute nel Tuir. Occorre subito sottolineare che il legislatore non disciplina specificamente la fattispecie dei beni immateriali ai fini della determinazione del reddito dei liberi professionisti e degli artisti. Di contro il Tuir si occupa, a seguito della introduzione della manovra estiva Visco – Bersani del 2006, della tassazione dei corrispettivi derivanti dalla cessione della clientela e dalla cessione di “elementi immateriali” comunque riferibili all’attività professionale o artistica del contribuente. Così l’inquadramento tributario del pacchetto clienti, del marchio professionale, del software, della banca dati, dello sfruttamento economico del diritto all’immagine, ecc. …, rappresentano fattispecie oggetto di dibattito in dottrina tanto che solo in parte e per alcune di esse si è raggiunta una interpretazione condivisa. In altri casi le diverse scelte operate dal professionista rispetto ai chiarimenti forniti dall’agenzia delle entrate possono aprire margini di contenzioso con l’amministrazione finanziaria. Il presente intervento si pone l’obiettivo di fare il punto della situazione alla data odierna.