29 maggio 2015
Quote sociali: più cessioni, più imposte
Il Fatto e il Diritto n. 14 del 29.05.2015 a cura di Cinzia Bondì
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La questione che riguarda la tassazione ai fini dell’imposta di registro delle cessioni di quote sociali rimane “incompresa” se si considerano i numerosi contenziosi pendenti nei vari gradi di giudizio e il contrasto, nella giurisprudenza di merito, tra le sentenze di alcune Commissioni tributarie. L’ordinanza della Corte di Cassazione n.3300/2015 affronta ancora un contenzioso derivante dall’impugnazione di un avviso di liquidazione dovuto all’ assoggettamento della cessione di una quota di una società in accomandita semplice, da parte di un unico alienante a più acquirenti, ad imposta fissa (in applicazione dell’art.11 della Tariffa allegata al D.P.R. 131/1986). Nella sentenza, che vede soccombere il contribuente, la Corte Suprema riafferma il proprio orientamento – consolidatosi in tempi relativamente recenti - secondo il quale le cessioni delle quote sociali verso uno o più acquirenti, benché contenute in un unico atto, rilevano autonomamente ai fini dell’applicazione dell’imposta di registro per effetto della nota distinzione tra atti collegati (art.21, comma 1, DPR.131/1986) e atti complessi (art.2, comma 2, D.P.R.131/1986). Commenteremo la decisione anche alla luce della recente risoluzione (n.35/E del 2 aprile 2015) dell’Agenzia delle Entrate.
Categorie:Giurisprudenza
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