La riqualificazione delle cessioni di partecipazioni in cessione d’azienda

La sentenza della Corte di Cassazione n. 6758 del 15/03/2017 consolida l’orientamento dei giudici che riqualificano, ai fini dell’imposta di registro, in cessione diretta di azienda (asset deal) i conferimenti di azienda seguiti dalla cessione della partecipazione nel soggetto conferitario (share deal). Il nuovo filone giurisprudenziale interpreta l’art. 20 del Dpr n. 131/86 in modo da riqualificare gli atti in ragione della loro intrinseca e oggettiva natura senza fare alcun riferimento all’abuso di diritto. L’abuso di diritto, infatti, è disciplinato da una propria normativa dettata dal Decreto legislativo n. 128/2015 alla quale occorre riferirsi per l’adozione di questo istituto. L’inversione di tendenza rispetto al passato è data dal fatto che innanzitutto l’art. 20 del Dpr n. 131/86 non costituisce norma antielusiva rivoluzionando la sua natura interpretativa in base al quale in presenza di più atti negoziali collegati, gli effetti giuridici prodotti sono in realtà, gli effetti economici dell’operazione complessiva. In particolare, la Cassazione sottolinea che esiste una dicotomia assoluta tra effetti giuridici ed effetti economici del negozio può giustificarsi soltanto nella prospettiva dell’atto isolato e della causa tipica.Tale pronuncia, però desta perplessità. L’interpretazione dell’art. 20 dovrebbe portare a disconoscere la forma giuridica dell’atto, laddove quest’ultima risponde ad una errata o falsa qualificazione, ma non di “costruire” una fattispecie imponibile diversa da quella voluta e comportante differenti effetti giuridici. In proposito all’argomento, si analizzano le differenze che intercorrono tra la cessione diretta d’azienda e il conferimento con successiva cessione di partecipazione.