Le perdite su crediti: aspetti civilistici, contabili e fiscali

La corretta imputazione in bilancio dei crediti e l’altrettanto corretta deduzione fiscale delle perdite su crediti transitano attraverso una sorta di procedimento che ha origine con la nascita del credito stesso (ad esempio: con la consegna dei beni mobili) e si distribuisce nel tempo attraverso tutte quelle vicissitudini contrattuali che possono modificarne il valore (nominale-contrattuale) originario, come le riduzioni di prezzo per effetto dell’insorgere di controversie tra le parti, fino a giungere ad una duplice conclusione: l’incasso o la perdita del diritto. La particolare componente di rischio che connota intrinsecamente il credito comporta una sorta di forbice di valori imputabili in bilancio, posta la soggettività relativa alla sua valutazione che richiede un’attenta verifica in capo agli amministratori, nel caso di specie, ai fini della rappresentazione veritiera e corretta dei connessi ammontari. In codesto intervento, poniamo come focus il momento della perdita del credito intesa, secondo l’OIC 15 (par. 13), come “un evento certo e definitivo che coincide con la parte del credito non più recuperabile.” Anche il conto economico e la determinazione dell’utile di esercizio è fortemente influenzato dalle stime operate dagli amministratori, nel caso di specie. Occorre peraltro prestare attenzione al criterio di competenza, che impone l’iscrizione delle riduzioni del valore originario del diritto di credito (sia in conseguenza di stime che di fatti che portano inevitabilmente alla perdita definitiva del diritto di credito), ad iscrivere nel conto economico detti costi nel periodo in cui sono effettivamente maturati. La corretta valutazione di bilancio dei crediti, realizzata secondo una discrezionalità tecnica propria degli amministratori, e non per effetto di una valutazione meramente arbitraria, si riflette inevitabilmente sulla deducibilità fiscale delle perdite rilevate.