Cassazione: crediti non spettanti e inesistenti accertabili nello stesso termine di 8 anni

Con sentenza n. 24093 del 30.10.2020 la Cassazione ha stabilito che il termine di 8 anni previsto per l’accertamento dei crediti inesistenti trova applicazione indistinta anche con riferimento ai crediti non spettanti. Stando a quanto definito dalla Cassazione con la (criticabile) sentenza in commento, con riferimento all’accertamento della spettanza o inesistenza del credito, l’Amministrazione finanziaria può provvedere all’accertamento entro il 31.12 dell’ottavo anno successivo alla compensazione delle somme. Ricordiamo che, in termini sanzionatori, il trattamento dei crediti non spettanti differisce notevolmente da quella dei crediti inesistenti, ciò in quanto: i) per credito inesistente si intende il credito in relazione al quale manca il presupposto costitutivo; ii) per credito non spettante si intende un credito applicato in misura superiore a quella spettante o in violazione delle modalità di utilizzo. Tale distinzione, positivizzata nell’articolo 13, commi 4 e 5 del D.Lgs. n. 471/97 si pone in contrasto con quanto stabilito dalla Cassazione con la sentenza in commento, anche alla luce dello specifico richiamo effettuato all’articolo 27 del DL n. 185 del 29.11.2008 che, come noto, prevede l’applicazione dello specifico termine di 8 anni per gli accertamenti riferiti all’inesistenza dei crediti. Con la pronuncia in commento, pertanto, viene confermato quanto stabilito dalla precedente sentenza Cass. n. 19237 del 02.08.2017. Ricordiamo che la medesima distinzione viene operata dal legislatore anche con riferimento alle fattispecie penalmente rilevanti, prevedendo l’applicazione di una sanzione molto più severa con riferimento all’utilizzo in compensazione di crediti inesistenti (fino a sei anni di reclusione) rispetto alla fattispecie di utilizzo dei crediti non spettanti (fino a due anni di reclusione).