Compensazioni fiscali: la responsabilità del contribuente e del commercialista

Secondo quanto stabilito dalla Cassazione con la sentenza n. 39333 del 25.09.2019 il contribuente consapevole di non aver diritto alla compensazione richiesta del commercialista risponde del reato di indebita compensazione di debiti erariali prevista dall’articolo 10 quater del D.Lgs. n. 74/2000. Nel caso esaminato vi era pieno riconoscimento della responsabilità del commercialista, mentre il contribuente lamentava di non essere a conoscenza di tale operazione. La Cassazione, però, ritiene che in tali circostanze il contribuente viene chiamato a rispondere dell’illecito nel caso in cui non intervenga e resti inerte beneficiando del profitto del reato commesso. In altre due pronunce, rese dalla Commissione Tributaria Provinciale di Reggio Emilia, invece, viene trattato il caso di due atti di recupero di crediti inesistenti, rispetto ai quali sono state disapplicate le sanzioni amministrative ai contribuenti che hanno tempestivamente querelato il professionista. I trattati con le sentenze CTP Reggio Emilia n. 17/2/2019 e n. 190/2/2019 si riferivano, in particolare, ad una persona fisica a cui è stata applicata una compensazione con crediti IRES ed una società, a cui era stata eseguita un’analoga compensazione con crediti inesistenti. Sempre in materia di compensazioni, ricordiamo che secondo quanto stabilito dalla Cassazione con sentenza n. 29870 del 03.07.2018 l’indebita compensazione operata tramite accollo del debito fiscale, in alcune ipotesi, può assumere rilevanza penale ai sensi dell’articolo 10-quater del D.Lgs. n. 74/2000. Con la sentenza in commento viene inoltre specificata la responsabilità penale dell’accollante, ovvero di colui che si accorda negozialmente con l’accollato al fine di spartire il profitto da reato derivante dalla compensazione del credito inesistente.