Alcune (utili) riflessioni sull’applicazione delle sanzioni tributarie nei vari istituti definitori: ravvedimento, acquiescenza e adesione

Con questo contributo scritto si cercherà di fare luce sulle diverse misure sanzionatorie previste nei vari casi di definizione dell’accertamento in via extra giurisdizionale, quindi al di fuori del processo tributario, secondo le procedure previste per i differenti istituti definitori. Come vedremo, la questione non interessa, banalmente, la sola possibilità di attenuare l’effetto sanzionatorio grazie alle differenti misure di abbattimento (è indiscusso che il ravvedimento operoso è lo strumento più efficace sotto questo aspetto, anche se presenta alcuni effetti non sempre opportuni). Nel corso dell’indagine risulterà che differenti strumenti definitori, i quali apparentemente consentono di pagare la sanzione tributaria nella stessa misura ridotta, per esempio un terzo per l’adesione e l’acquiescenza, nascondono sottili, ma importanti, differenziazioni nella concreta determinazione della sanzione sulla quale applicare l’abbattimento, tali da determinare una rivalutazione di istituti definitori ritenuti residuali o comunque marginali. Questo per dire che non è sempre utile focalizzarsi sulla percentuale di abbattimento della sanzione per valutare la convenienza di “chiudere con l’Ufficio”, ma l’attenzione deve essere spostata anche sulle modalità di determinazione della sanzione da abbattere. Concetti come cumulo giuridico e cumulo materiale, minimi edittali e applicazione del principio di continuazione dovranno essere ben chiari per consentire una proficua applicazione dei differenti strumenti di definizione della pretesa tributaria.