La corte di Giustizia sull’abuso in ambito comunitario

Lo scorso 26 febbraio la Corte di Giustizia UE ha emesso due sentenze corpose che hanno riunito più cause. Una prima sentenza ha riunito le cause C-115/16, C-118/16, C-119/16 e C-299/16 ed ha affrontato il tema dell’abuso del diritto relativo all’applicazione della Direttiva interessi e canoni, Direttiva n. 49/2003. La seconda sentenza ha invece riunito le cause C-116/16 e C-117/16 ed ha affrontato il tema dell’abuso del diritto relativo all’applicazione della Direttiva madre figlia. La Corte di giustizia UE ha concluso in entrambi i casi che le Direttive in oggetto, che comportano la non applicazione di ritenute in uscita nel Paese della fonte, trovano applicazione solamente se il percettore dei flussi è anche il beneficiario effettivo. Le conclusioni della Corte di Giustizia risultano di assoluto interesse ma non dovrebbero portare a significativi effetti nell’ambito del nostro ordinamento nazionale che, tenendo conto dell’approccio dell’Agenzia delle Entrate, pare già conforme ai nuovi dettami. Nel presente intervento, dopo aver sinteticamente ricordato la disciplina delle due direttive, commenteremo le due sentenze.