Quote sociali con prestazioni accessorie: inquadramento civilistico, regime fiscale e applicazioni

L’art. 2345 del codice civile stabilisce la possibilità di prevedere per le società per azioni, e secondo una interpretazione logico-sistematica anche per le società a responsabilità limitata, l’obbligo per alcuni soci di eseguire prestazioni accessorie ulteriori e aggiuntive rispetto agli ordinari conferimenti. Nonostante l’origine della disciplina risalga alla nascita del codice civile nel 1942, l’attuazione operativa della disposizione codicistica in materia non è stata finora così diffusa nella quotidianità delle società italiane, tanto che, in effetti, non è facile reperire giurisprudenza civilistica sul tema qui in trattazione. Le prestazioni accessorie sono obbligazioni sociali, previste dall’atto costitutivo o dallo statuto, poste a carico di uno o più soci (non necessariamente tutti). Il rapporto tra la società e il socio onerato dalla prestazione accessoria è quindi direttamente riconducibile alle disposizioni del contratto sociale. Lo schema è il seguente: da una parte la società riceverà delle effettive utilità diverse dal denaro, in quanto potrà godere delle prestazioni erogate dai soci, dall’altra i soci potranno ottenere una remunerazione a fronte del loro benefico intervento a favore della società. La norma, che come dicevamo ha incontrato rare applicazioni, si presenta come duttile strumento, che si presta a molteplici usi quando la società necessita di un contributo, anche personale, dei soci. Da un punto di vista prettamente fiscale, vi sono dei risvolti di un certo interesse. La corresponsione di compensi per le prestazioni apportate, la natura di reddito di capitale di alcune di tali remunerazioni e i differenti criteri di deducibilità (per la società) e di imponibilità (per il socio) vanno a completare il quadro della disciplina che verrà illustrata nel presente contributo.