Tassazione dell’economia digitale: la Web Tax

La legge di bilancio 2018 istituisce, a decorrere dal 2019, un’imposta sulle transazioni digitali relative a prestazioni di servizi effettuate tramite mezzi elettronici, rese nei confronti di soggetti residenti (esclusi i privati) e di stabili organizzazioni situate in Italia. L’imposta si applica, con aliquota del 3%, al valore della singola transazione al netto dell’IVA. Per i più rilevanti aspetti operativi è necessario attendere i decreti e provvedimenti attuativi, ma è comunque fin d’ora possibile tracciare un quadro della disciplina. Le novità che interessano la tassazione dell’economia digitale devono essere messe in stretta relazione con quelle che riguardano la stabile organizzazione ai fini delle imposte dirette. La legge di Bilancio 2018 ha, infatti, ampliato la definizione di stabile organizzazione ai fini di tali imposte, allentando il legame tra tassazione e presenza fisica dell’impresa: la sua esistenza viene affermata anche quando si verifica una significativa e continuativa presenza economica nel territorio dello Stato ma costruita in modo tale da non fare risultare una sua consistenza fisica nel territorio stesso. Così, anche realtà economiche di soggetti non residenti, che secondo la precedente definizione sarebbero sfuggite alla web tax, potranno essere, adesso, interessate da tale imposta. Naturalmente, trattandosi di imposta destinata a colpire manifestazioni reddituali degli operatori economici, non è stata modificata la definizione di stabile organizzazione ai fini IVA, che resta quella codificata dall’art. 11 del Regolamento n. 282/2011 ed è adesso quanto mai differente rispetto a quella elaborata ai fini delle imposte dirette.