Locazione e imposta di registro: la clausola penale ha natura accessoria

Con risposta ad interpello n. 185 del 18.09.2024 l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che nel caso in cui un contratto di locazione comprenda una clausola penale, l’atto che la contiene deve essere assoggettato a registrazione secondo le disposizioni in materia di tassazione unica (art. 21, comma 2, DPR n. 131/86) in quanto le pattuizioni sono collegate da un vincolo di derivazione necessaria. Non trova applicazione, quindi, una specifica tassazione della clausola penale in aggiunta a quanto previsto per il contratto di locazione. Nel caso esaminato dalle Entrate l’istante ha rappresentato di voler locare un immobile ad un professionista, e di voler introdurre delle clausole penali che, nel complesso, avrebbero previsto: i) la risoluzione di diritto del contratto con riconoscimento di un tasso di interesse moratorio; ii) un’indennità per ogni giorno di occupazione oltre al termine di riconsegna. Viene quindi richiesto alle Entrate di chiarire se, in caso di registrazione, trova applicazione il disposto dell’articolo 21, comma 2, TUR, proponendo una soluzione positiva a tale ipotesi. L’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione in commento, stima innanzitutto che la Cassazione, con sentenza n 18779 del 26.09.2006, ha stabilito che la funzione coercitiva e di predeterminazione del danno della clausola penale ne implica una sua necessaria accessorietà. Alla luce di quanto sopra, l’Agenzia delle Entrate ha specificato che, in generale, in sede di registrazione del contratto di locazione contenente una clausola penale, va applicata la tassazione che da luogo all’imposizione più onerosa, tra la disposizione afferente al contratto e quella relativa alla clausola penale stessa, trattando la stessa alla stregua di un atto sottoposto a condizione sospensiva. Il verificarsi degli eventi che fanno sorgere l’obbligazione devono essere denunciati entro 30 giorni a cura delle parti contraenti o dei loro aventi causa.