Le diverse forme di bilancio e i transiti facoltativi e obbligatori da una forma all’altra

Il legislatore stabilisce che gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio che è costituito da: stato patrimoniale, conto economico, nota integrativa e rendiconto finanziario (art. 2423, c. 1, c.c.). Il contenuto del bilancio deve riflettere il principio fissato dal comma successivo in quanto il documento deve rappresentare con chiarezza e in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell'esercizio. Fissati pertanto i principi apicali (che rappresentano il cosiddetto “Quado fedele”), meglio delineati attraverso il principio della rilevanza (art. 2423, c. 4, c.c.), la società deve rappresentare i dati del bilancio applicando i principi di redazione (art. 2423-bis, c.c.) e i criteri di valutazione (art. 2426, c.c.). Il principio della chiarezza appare sostanzialmente più attenuato dalle disposizioni relative al bilancio abbreviato (art. 2435-bis, c.c.) e al bilancio semplificato (art. 2435-ter, c.c.), laddove sono previste specifiche semplificazioni che incidono sia sul contenuto del bilancio che sulla valutazione delle sue voci (si consideri in tal senso il costo ammortizzato applicato per la valutazione dei titoli, dei crediti e dei debiti). Le scelte normative volte ad agevolare la presentazione del bilancio per le realtà economiche minori (si pensi, ad esempio, alle S.r.l. unipersonali poco patrimonializzate ma anche alle S.r.ls. semplificate caratterizzate da una compagine sociale prettamente familiare) si scontrano con la chiarezza del bilancio, che appare certamente sacrificata laddove, soprattutto nel bilancio semplificato, sussistono gli accorpamenti di voci dello stato patrimoniale e del conto economico (come accade nel bilancio in forma abbreviata) oltre all’esclusione del rendiconto finanziario e della nota integrativa. Si esaminano tali aspetti nonché le regole che governano il passaggio da una forma di bilancio ad un’altra.