Il divieto di impugnazione dell’estratto di ruolo nel processo tributario

Con l’articolo 3 bis del DL n. 145 del 21.10.2021, convertito con legge n. 215 del 17.12.2021 il legislatore ha posto un limite all’impugnazione degli estratti di ruolo, contraddicendo l’orientamento giudiziario che ammetteva pacificamente la possibilità di ricorrere alla Commissione Tributaria impugnando l’estratto di ruolo. Nel dettaglio, a decorrere della sentenza resa dalla Cassazione SU n. 19704 del 02.10.2015, è divenuto pacifico il principio secondo cui in caso di mancata notifica della cartella di pagamento o dell’atto esecutivo, il contribuente può impugnare l’estratto di ruolo con cui ha avuto conoscenza dell’atto. Per effetto delle modifiche apportate all’articolo 21 del DPR n. 602/73, in materia di formazione e contenuto dei ruoli, l’estratto non è più impugnabile: il ruolo e la cartella di pagamento che si assume invalidamente notificata sono suscettibili di diretta impugnazione solo nei casi in cui il debitore che agisce in giudizio dimostri che dall’iscrizione possa derivargli un pregiudizio per la partecipazione ad una procedura d’appalto o altro ancora. Ricordiamo che ai sensi dell’articolo 19 del D.Lgs. n. 546/92 il ricorso può essere proposto: avverso l’avviso di accertamento del tributo, l’avviso di liquidazione del tributo, il provvedimento che irroga le sanzioni, il ruolo e la cartella di pagamento, l’avviso di mora, l’iscrizione di ipoteca sugli immobili, il fermo dei beni mobili, gli atti relativi alle operazioni catastali, il rifiuto espresso o tacito della restituzione di tributi, sanzioni ed interessi o altri accessori non dovuti, il diniego o la revoca di agevolazioni o il rigetto di domande di definizioni agevolate di rapporti tributari, la decisione di rigetto dell’istanza di apertura di procedura amichevole e ogni altro atto per il quale la legge ne preveda l’autonoma impugnabilità davanti alle commissioni tributarie.