Le sanzioni da dichiarazione infedele: importi e ravvedimento operoso

Il regime sanzionatorio della dichiarazione infedele è stato modificato dal DLgs. 24.9.2015 n.158, in vigore dall'1.1.2016, ma opera il favor rei (circ. Agenzia delle Entrate 4.3.2016 n. 4/E). Nello specifico, è prevista l’applicazione della sanzione “base” dal 90% al 180% (in luogo di quella dal 100% al 200%) della maggiore imposta dovuta o della differenza del credito utilizzato. La sanzione base (dal 90% al 180%) è aumentata della metà dell’imposta (ossia dal 135% al 270%) quando la violazione è realizzata mediante l’utilizzo di documentazione falsa o per operazioni inesistenti, mediante artifici o raggiri, condotte simulatorie o fraudolente. Fuori dal caso delle condotte fraudolente (in cui opera l'aumento della metà della pena), la sanzione base (dal 90% al 180%) è ridotta di un terzo dell’imposta (dal 60% al 120%) quando: i) la maggiore imposta o il minore credito accertati sono complessivamente inferiori al 3% dell’imposta e del credito dichiarati e comunque complessivamente inferiori a euro 30.000; ii) l’infedeltà deriva dall’errata imputazione a periodo di elementi positivi o negativi di reddito “purchè il componente positivo abbia già concorso alla determinazione del reddito nell’annualità in cui interviene l’attività di accertamento o in una precedente". Come precisato dall’Agenzia delle Entrate (risoluzione 23.10.2017 n. 131/E), la riduzione del terzo dell'ordinaria sanzione da dichiarazione infedele: i) postula un'attività accertativa, dunque non può essere applicata autonomamente in sede di ravvedimento operoso; ii) ove la violazione abbia riguardato più annualità, e una di esse sia stata oggetto di avviso di accertamento con applicazione della riduzione di un terzo, per le successive essa può operare in sede di ravvedimento, posto che la violazione è stata già qualificata dall'organo accertatore.