Ancora sul trattamento ICI degli immobili rurali: ora più che mai è necessaria una norma che metta un punto fermo all’annosa questione 'Ici si - Ici no'

In occasione dell’Audizione del Direttore dell’Agenzia del Territorio datata 22.02.2011 e tenutasi alla Camera dei Deputati, è ritornata in auge la tormentata problematica attinente il trattamento Ici degli immobili rurali (si veda anche la Memory n. 44 del 28.1.2011), che da tempo immemore tiene banco e si è arenata nelle aule tributarie tanto da gettare ulteriormente nel dubbio i contribuenti proprietari di immobili rurali. Sostanzialmente, con la suddetta Audizione si dà risalto alla circostanza che, attualmente, ci troviamo di fronte a due orientamenti contrapposti: il primo, costituitosi con recenti pronunce della Suprema Corte di Cassazione (Cass. Sez. Unite nri.18565 e 18750/09 e Cass. nri. Da 14967 a 15048/010), ritiene, utilizzando il cosiddetto criterio della categoria catastale, che “sono esenti da ICI solo i fabbricati rurali classificati A/6 (abitazioni di tipo rurale) e D/10 (fabbricati per funzioni produttive connesse alle attività agricole)”, mentre il secondo sostiene, servendosi del cosiddetto criterio dei requisiti oggettivi o di destinazione dell’immobile che “i requisiti necessari e sufficienti per il riconoscimento del carattere di ruralità di un immobile sono quelli previsti dall’art. 9 del decreto 557/93 e sono del tutto indipendenti dalla categoria catastale attribuita al medesimo immobile”. Ciò detto, alla luce del contrastante panorama creatosi, l’Agenzia del Territorio, auspica che il legislatore emani una norma specifica che consenta la piena ed omogenea attuazione del processo di riforma già dallo stesso delineato in forza dell’art. 9 del D.L. n. 557/93 e, aggiungiamo noi, nel più breve tempo possibile, attesa l’imminente scadenza del 16.06.2011, termine entro il quale il contribuente proprietario di immobili dovrà versare il primo acconto ICI.