Coronavirus e rimborso dei titoli di viaggio, di soggiorno e di pacchetti turistici

L’articolo illustra la disciplina dei rimborsi per i viaggi per i quali ricorre l’impossibilità sopravvenuta della prestazione dovuta all’emergenza COVID-19. L'art. 88-bis del DL 18/2020 (disposizione inserita in sede di conversione dall’art. 1 co. 1 L. 24.4.2020 n. 27), in particolare, sancisce che il vettore o la struttura ricettiva possono rimborsare il viaggio divenuto impossibile a causa dell'emergenza Coronavirus mediante: (i) rimborso del corrispettivo; (ii) emissione di un voucher di pari importo. L'art. 88-bis comma 12, inoltre, statuisce che l'emissione dei voucher "assolve i correlativi obblighi di rimborso e non richiede alcuna forma di accettazione da parte del destinatario". La possibilità per l'organizzatore di assolvere il proprio obbligo mediante voucher, senza che l'acquirente possa optare per il rimborso monetario, è stata censurata dalla Commissione europea (Raccomandazione del 13 maggio 2020 n. 2020/648) e dall'Antitrust (segnalazione del 28 maggio 2020), che hanno evidenziato la necessità di garantire la scelta al viaggiatore, conformemente alla disciplina UE, e di rendere i buoni un'alternativa appetibile rispetto al rimborso in denaro, così da aumentare le opzioni a favore di questi e mantenere la disponibilità di liquidità degli operatori. L'Antitrust, inoltre, ha affermato che, a fronte del permanere del contrasto tra le discipline, qualora al consumatore sia negato il diritto al rimborso e offerto unicamente il voucher, interverrà per assicurare la corretta applicazione della normativa di fonte comunitaria, disapplicando la normativa nazionale con essa contrastante. Sotto il profilo fiscale, particolare attenzione merita il trattamento, ai fini IVA, dei voucher e la loro eventuale qualificazione nella categoria dei “buoni-corrispettivo monouso” o “multiuso”.