L’IVA e i buoni pasto

Nella pratica è frequente che il datore di lavori acquisti presso una società specializzata i c.d. buoni pasto (o “ticket restaurant”) per distribuirli ai propri dipendenti, affinché li utilizzino per i pasti. Si tratta di documenti di legittimazione che, ex art. 2002 c.c., attribuiscono al titolare il diritto ad ottenere, presso gli esercizi convenzionati, la somministrazione di alimenti e bevande nonché la cessione di prodotti alimentari pronti per il consumo, per l’importo corrispondente al valore facciale. Per quanto concerne il trattamento IVA, si rileva come il valore facciale del buono risulti comprensivo dell’imposta relativa alle somministrazioni dei pasti cui lo stesso dà diritto. Nella ris. 1.12.2020 n. 75, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che il servizio sostitutivo di mensa aziendale erogato attraverso i ticket comporta l’insorgere di rapporti contrattuali tra la società emittente i buoni pasto e il datore di lavoro nonché tra la società emittente e la mensa o gli esercizi convenzionati. Con riferimento al primo rapporto, si rileva come la prestazione resa dalla società emittente ai datori di lavoro sia soggetta ad IVA con l’aliquota del 4% (n. 37 della Tabella A, Parte II, allegata al DPR 633/72); inoltre, la base imponibile è costituita dal prezzo convenuto tra le parti. Nel secondo rapporto, la prestazione resa dagli esercizi o dalle mense convenzionate alla società emittente i buoni si ritiene soggetta all’aliquota IVA del 10%, (n. 121 della Tabella A, Parte III, allegata al DPR 633/72). A decorrere dal prossimo 1.7.2023, il DM 7.6.2017 n. 122, che attualmente disciplina i servizi sostitutivi di mensa, verrà abrogato e riprodotto nell’allegato II.17 del DLgs. 31.3.2023 n. 36, senza che siano previste modifiche rispetto all’attuale regolamentazione. Nel presente lavoro, si ripercorrono i chiarimenti forniti dall’Amministrazione finanziaria e si esaminano gli aspetti più operativi legati all’utilizzo dei buoni spesa.