La “falsità ideologica” nelle fatture per operazioni inesistenti

Se la natura giuridica di una operazione indicata in fattura è diversa da quella realmente posta in essere, la fattura deve intendersi emessa per “operazione inesistente” con la conseguenza che, in presenza degli altri elementi richiesti dalla fattispecie penal-tributaria prevista all’art.2 D.Lgs.74/2000, si configura il reato di “Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”. Nella recente pronuncia di legittimità in rassegna (Sentenza n.38754 depositata in data del 04.10.2012) la Corte riafferma tale principio ormai consolidato della sua giurisprudenza. Come è noto, la giurisprudenza di legittimità, ha innumerevoli volte affrontato la materia pronunciandosi sulla citata fattispecie e sulla correlata problematica inerente all’interpretazione della nozione di “operazione inesistente” per come definita dall’art.1, comma1, lett.a) del D.lgs. 74/2000, in particolare, laddove in quest’ultimo viene specificata come relativa a “fatture emesse a fronte di operazioni non realmente effettuate in tutto o in parte”. Gli approcci interpretativi in materia, dalle più antiche alle più recenti decisioni, come vedremo, possono definirsi coerenti con l’impostazione originariamente assunta dalla Corte che ha difeso la propria posizione, basata sulla affermazione della rilevanza penale della cd. inesistenza giuridica dell’operazione fatturata, dalle sollecitazioni di parte della dottrina sostenitrice di interpretazioni di segno opposto, in particolare, all’indomani dell’entrata in vigore della riforma degli illeciti penal – tributari del 2000. Le soluzioni interpretative sul tema, come sottolineato in chiusura nel presente intervento, sembrano però proporre una nuova impostazione frutto di una progressiva maturazione interpretativa concentrata sul contenuto sostanziale della fattispecie delittuosa in argomento.