Antiriciclaggio: evoluzione normativa e concetto

Nel biennio 2011-2012 la Guardia di Finanza ha effettuato numerosi controlli negli studi professionali con lo scopo di controllare il livello di conformità alla normativa antiriciclaggio. Ne è emerso un quadro di quasi assoluta difformità dalla norma in esame. Numerosi studi strutturati e non, non erano minimamente conformi alle disposizioni legislative. Le sanzioni riscontrate variavano da un valore minimo di qualche decina di migliaia di euro ad oltre due milioni e mezzo di euro. La normativa antiriciclaggio comporta al professionista una costante e maggiore attenzione all’analisi della propria clientela sia nella costituzione del rapporto professionale, sia durante lo stesso. Questo comporta per il professionista un aumento del potere di controllo e analisi ed anche, in piccola parte, a un aumento della pressione psicologica da parte della Pubblica Amministrazione sulla figura stessa del professionista. Maggiore attenzione significa anche maggiore precisione nel proprio lavoro ovvero anche maggior tempo da dedicare per attività non proprio “tipiche” della professione. Al di fuori dei confini italici nelle moderne economie occidentali si può constatare che vi sono delle norme antiriciclaggio molto aggressive nei confronti degli istituti di credito e non sul singolo professionista. Ad esempio negli Stati Uniti d’America le informazioni tra banca e IRS (Internal Revenue Service, l’equivalente della nostra Agenzia delle Entrate) sono automatizzate ed avvengono tramite trasmissioni telematiche, tra istituto bancario e IRS, senza il necessario supporto di un professionista. La nostra normativa è invece più complicata, anche per il continuo insinuarsi di circolari, provvedimenti e regolamenti che si rivelano dopo un attenta analisi contrastanti, con interpretazioni nebulose e con obblighi obsoleti. Considerato che purtroppo in Italia siano in giungla normativa, all’uopo nasce l’esigenza di redigere una serie di articoli in aiuto ai lettori-professionisti.