Conversione in crediti d’imposta delle imposte differite attive: art.9 del D.L. 6.12.2011, n.201

L’art. 9, co. 1, del D.L. 201/2011, modificando l’art. 2, co. 55-58 del D.L. 29.12.2010, n. 225, convertito in Legge 26.2.2010, n. 10, amplia la possibilità di convertire in crediti d’imposta le imposte differite attive rilevate in bilancio, in presenza di determinate condizioni. Posto che i principi contabili, sia nazionali (Oic), sia internazionali (Ias), prevedono la possibilità di iscrivere le imposte differite attive solo se vi sia la ragionevole certezza di ottenere in futuro imponibili fiscali sufficienti a consentire il recupero di tali crediti, il D.L. n. 225/2010, modificato dalla Manovra “Monti” ha introdotto un meccanismo complesso di “trasformazione” di alcune tipologie di imposte differite attive in crediti d’imposta. Tale trasformazione riguarda, ad esempio, le imposte differite attive iscritte in occasione di rettifiche di valore (per ammortamenti e svalutazioni) eccedenti quanto fiscalmente consentito, di attività immateriali o dell’avviamento pagato in occasione dell’acquisto di un’azienda, o di un ramo della stessa. L’art. 9 del D.L. 201/2011 colma alcune lacune presenti nella precedente disposizione dell’art. 2 del D.L. 225/2010, prevedendo opportunamente che i crediti d’imposta così generati, oltre ad essere compensabili nel modello F24 (senza limiti di importo), ovvero cedibili nell’ambito del gruppo (art. 43-bis del DPR n. 602/73), sono altresì rimborsabili dall’Erario. E’ altresì stabilito che la trasformazione delle imposte differite attive in crediti d’imposta può avvenire anche nell’ambito dei bilanci di liquidazione volontaria, ovvero relativi a società sottoposte a procedure concorsuali o di gestione della crisi.