Ristretta base sociale: commette il reato il socio occulto che non dichiara gli utili extracontabili accertati

La Cassazione, con sentenza n. 41579 del 13.10.2023 ha stabilito che il titolare occulto e unico di una SRL a ristretta base partecipativa risponde di dichiarazione infedele se omette di indicare nella propria dichiarazione gli utili extracontabili accertati, presumendosi che questi gli siano stati attribuiti. Nel dettaglio, deve considerarsi legittima la presunzione di attribuzione ai soci, anche occulti, degli eventuali utili extracontabilia accertati in relazione ad una società a ristretta base partecipativa. Resta ferma la possibilità, da parte di questi, di dimostrare che gli utili non sono stati distribuiti ma accantonati dalla società, ovvero da essa reinvestiti. Il reddito, quindi, va imputato al socio nell’anno in cui è conseguito e non nel periodo successivo alla chiusura dell’esercizio sociale, atteso che il principio secondo cui il reddito deve essere imputato al socio nel periodo successivo alla chiusura dell’esercizio sociale vale per gli utili esposti in bilancio, e non per quelli occulti che si presumono distribuiti nello stesso periodo in cui sono conseguiti. Ricordiamo che, per effetto delle modfiche apportate dal legislatore in occasione di numerosi interventi, l’articolo 4 del D.Lgs. n.74/2000 stabilisce che viene punito con la reclusione da due anni a quattro anni e sei mesi chiunque che, al fine di evadere le imposte sui redditi o IVA, indica in una delle dichiarazioni annuali elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi inesistenti. La fattispecie trova applicazione nel caso in cui l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte, a 100.000 euro, ovvero l’ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all’imposizione è superiore al 10% dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione o, comunque, è suoperiore a euro 2 milioni.