Animali da cortile cd “minori”: aspetti fiscali

Per quanto riguarda la tassazione delle imprese italiane e il calcolo del reddito imponibile, la normativa fiscale italiana presenta una regolamentazione variabile a seconda delle caratteristiche del contribuente, della forma societaria o del settore in cui l’impresa stessa opera. Nella maggior parte dei casi il reddito imponibile viene calcolato sulla base delle risultanze contabili, a cui le imprese sono obbligate, e risulta dalla differenza fra ricavi e costi d’esercizio. Se questo metodo di calcolo rappresenta il caso più comune, è vero anche che in molti altri casi la legge italiana prevede dei particolari metodi di calcolo fiscale per alcuni precisi soggetti, possessori di determinate caratteristiche. In questi casi “eccezionali” solitamente si rientra in metodi di calcolo del reddito di tipo forfettario, basati sull’assunto per cui il reddito imponibile è pari ad una determinata percentuale dei ricavi annuali oppure consiste in valori determinati a priori sulla base di precise tabelle (es. catasto). Fra queste fattispecie rientrano anche i cosiddetti redditi agricoli, fra i quali è ricompreso anche il reddito di allevamento. In questo approfondimento si cercherà di illustrare il trattamento fiscale dell’attività di allevamento degli animali da cortile cosiddetti “minori”, come ad esempio le anatre, le oche, i capponi ecc. Inizialmente verrà fornita una descrizione generica dell’attività in questione, per poi approfondire gli obblighi a cui sono sottoposti gli allevatori in oggetto, dal punto di vista di imposte sui redditi e Iva.