Il rimborso dell’IRAP in assenza del presupposto impositivo: possibili soluzioni operative

La decisione di pagare o non pagare l’Irap da parte dei professionisti e dei piccoli imprenditori è una scelta che si basa sulle vicissitudini storiche della questione del presupposto impositivo dell’Irap – excursus storico che in questa sede vogliamo ripercorrere - ma soprattutto su un’analisi puntuale e precisa che solo il contribuente, coadiuvato dal proprio consulente fiscale, deve compiere sulla propria realtà professionale/aziendale. Non esistono, purtroppo, regole precise e codificate, oggettivamente stabilite dall’Amministrazione finanziaria o dalla giurisprudenza (se non in particolari fattispecie che vedremo in seguito). Si tratta quindi di una scelta che deve essere “meditata” dal contribuente, valutando tra rischi e opportunità e tenendo conto che non si può giungere ad una verità giuridica incontestabile ma solo ad una “valutazione” che dovrà necessariamente essere “giustificata” in sede di un eventuale contenzioso. Ad ogni modo, l'assenza del requisito dell'autonoma organizzazione comporta l'esclusione del contribuente dall'ambito applicativo dell'IRAP, per cui il tributo non deve essere corrisposto, né devono essere adempiuti gli obblighi dichiarativi connessi a quest'ultimo. Pertanto, se il contribuente ritiene di non essere soggetto passivo IRAP, non deve inviare la relativa dichiarazione. Tuttavia, qualora sussistano dubbi sulla presenza del requisito dell'autonoma organizzazione, può essere prudente inviare comunque la dichiarazione ed eseguire i versamenti, per poi domandare il rimborso. In caso di contenzioso, se la pretesa a titolo di imposta è inferiore a 20.000,00 euro, occorre instaurare la procedura di reclamo/mediazione, prima del deposito del ricorso in Commissione tributaria.