Il trust in agricoltura

L’istituto del trust è disciplinato dalla Convenzione dell’AJA del 1° luglio 1985 così come ratificata dalla Legge italiana n. 364/1989 in Gazzetta Ufficiale n. 261 dell'8 novembre 1989. Il disponente con l’istituzione del trust mira, generalmente, a segregare e proteggere il proprio patrimonio e a gestire il passaggio generazionale in linea con le aspettative e le attitudini dei discendenti. Il trust determina un trasferimento di beni/diritti dal disponente al trustee; il trustee diventa proprietario ed amministratore dei suddetti beni con il vincolo di gestirli nell’interesse dei beneficiari, ovvero in funzione di uno scopo.
I beneficiari del trust (sia del fondo che del reddito) sono generalmente, nei trust familiari donatori, il coniuge ed i discendenti del disponente. Mediante il trust, per esempio, il disponente può stabilire che l’azienda venga attribuita al figlio appassionato all’attività familiare mentre gli immobili siano attribuiti al figlio che, per ipotesi, si è dedicato all’attività professionale. Si ricorda come, in ogni caso, non possa mai essere lesa la quota di legittima. Nel presente intervento analizzeremo alcune fattispecie di trust “agricolo” che nascono dalla volontà del disponente di trasferire il patrimonio agricolo ai propri discendenti. Se da una parte, infatti, il trust “agricolo” si può qualificare come un trust di scopo nella sua unica finalità di mantenimento e tutela di eventuali prodotti agro-alimentari oppure ancora di salvaguardare determinate specie animali, dall’altra esso può anche essere utilizzato per mantenere quanto più integro possibile il patrimonio familiare agricolo in sede di passaggio generazionale. Analizzeremo, in sostanza, l’utilizzo del trust in ipotesi di tutela e passaggio generazionale di un patrimonio agricolo inteso come terreni e immobili sfusi o come società agricola.