22 giugno 2017
Le società estere partecipate dopo l’eliminazione delle black list
Daily news n. 110 del 22.06.2017 a cura di Fabio Carrirolo
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Con la normativa che associa particolari conseguenze svantaggiose al possesso di partecipazioni in società estere residenti in Stati e territori considerati fiscalmente privilegiati e/o non collaborativi (controlled foreign companies, CFC) si confrontano da anni gli operatori, che sono tenuti a produrre particolari dimostrazioni se intendono liberarsi di tali conseguenze. In particolare, le disposizioni del TUIR rendono tassabili in Italia i redditi delle predette società estere, tramite imputazione al soggetto residente controllante. In epoca recente, il regime di imputazione ha cessato di rivolgersi direttamente ed esclusivamente a determinati Stati e territori prefissati con decreto ministeriale, per guardare al livello di tassazione estera rispetto a quella interna. In sostanza, se il soggetto controllato non residente è ubicato in un Paese nel quale il livello di tassazione è inferiore alla metà di quello italiano, scatta la “presunzione CFC” e il soggetto controllante residente è tenuto a fornire le dimostrazioni richieste dalla norma.
Categorie:Fiscalità Internazionale
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