Ravvedimento operoso: quando il verbale dell’Amministrazione Finanziaria è un processo verbale di constatazione e fa scattare la sanzione maggiorata

Il fatto che un verbale stilato dall'Agenzia delle Entrate sia un processo verbale di constatazione piuttosto che un verbale di contraddittorio (o di altra natura) anche se può sembrare una questione meramente formalistica, risulta di fondamentale importanza nel momento in cui la parte stia valutando se sia il caso di "tombalizzare" la verifica ispettiva appena conclusa tramite il ravvedimento operoso. La vigente versione dell'art. 13 del D.lgs. 472/97 precisa che, in caso di ravvedimento operoso, la sanzione è ridotta, per i tributi gestiti dall'Agenzia delle Entrate, a un quinto del minimo se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene dopo la constatazione della violazione con processo verbale redatto ai sensi dell'art. 24 della L. n. 4/1929. Il fatto quindi di capire quando un atto dell'Agenzia abbia le caratteristiche del processo verbale di constatazione è assolutamente dirimente per effettuare correttamente la procedura di ravvedimento operoso. Risulta, infatti, che alcuni Uffici, equivocando sulla natura degli atti scritti che vengono redatti nel corso della verifica, contestino al contribuente che ha usufruito dell'istituto del ravvedimento operoso l'insufficiente versamento della sanzione ridotta, eccependo irragionevolmente per esempio che il verbale finale di contraddittorio abbia la natura di un processo verbale di constatazione.