Redditometro e spesometro: coordinamento con le nuove disposizioni sui pagamenti

Negli ultimi anni, le disposizioni in materia di accertamento fiscale hanno registrato una netta convergenza verso l’adozione di sistemi di rilevazione degli imponibili al di là e a prescindere dall’esistenza di una situazione formale dichiarata dai contribuenti. Sviluppando la logica sottesa agli accertamenti di tipo induttivo e analitico-induttivo, gli studi di settore hanno quindi tracciato la «mappa» dei ricavi delle imprese a partire dai fattori produttivi. Superando anche la condizione rappresentata dall’esistenza di una vera e propria attività economica, le rettifiche fondate sull’analisi dei conti e dei rapporti bancari / finanziari, nonché sul possesso di fatti-indice di capacità contributiva (accertamento sintetico puro e «redditometrico»), hanno aiutato il Fisco a ricostruire i redditi non a partire dalla loro «fonte», ma dalla rilevazione diretta di giacenze e movimentazioni (controlli finanziari) e di «impieghi» evidenti (rettifiche di tipo sintetico). Da ultimo, il legislatore è pervenuto alla rielaborazione della già collaudata normativa in materia di accertamento sintetico (art. 38, commi quarto e ss., D.P.R. n. 600/1973), anche in funzione di analisi preventiva, ai fini della pianificazione dei controlli. È stato quindi esteso il campo dell’accertamento sintetico / redditometrico, e accanto a esso sono stati elaborati dei sistemi finalizzati alla rilevazione degli acquisti e delle vendite, anche nei confronti della clientela finale (c.d. «spesometro»).