La cessione dei beni esteri alla luce della disciplina convenzionale

L’art. 3 co. 1 D.P.R. 917/1986 stabilisce che “l’imposta si applica sul reddito complessivo del soggetto, formato per i residenti da tutti i redditi posseduti e per i non residenti soltanto da quelli prodotti nel territorio dello Stato”. Di conseguenza, se una persona fisica è considerata residente in Italia, è tassata sui redditi ovunque prodotti (worldwide principle) mentre una persona non residente è tassata esclusivamente sui redditi prodotti in Italia. Il criterio appena descritto, comune a molti Stati esteri, determina evidenti fenomeni di doppia imposizione. Per eliminare le problematiche relative alla doppia imposizione sono state stipulate numerose Convenzioni internazionali che, essendo accordi tra più Stati, prevalgono sulla norma interna. Pertanto, qualora esistenti, saranno le norme convenzionali ha stabilire la potestà impositiva dello Stato italiano ovvero dello Stato estero, sul reddito estero del soggetto fiscalmente residente in Italia. Generalmente, le Convenzioni stipulate dall’Italia con i paesi esteri seguono il modello OCSE 2010. Nel presente lavoro analizzeremo i criteri generali forniti dal modello OCSE circa le modalità di tassazione delle plusvalenze derivanti dalla cessione di beni immobili, partecipazioni, stabili organizzazioni realizzate all’estero da soggetti residenti in Italia. In particolare, analizzeremo le disposizioni convenzionali in merito alla definizione della potestà impositiva delle fattispecie descritte, nonché i rapporti tra il disposto convenzionale e la normativa interna. Evidenzieremo, infine, le modalità di tassazione e dichiarazione delle plusvalenze in esame nel modello Unico 2012 qualora spetti, in via esclusiva o concorrente, all’Italia, la potestà impositiva.