La società semplice

Il Legislatore ha da tempo preso atto che l’iniziativa economica muove anche attraverso operazioni di investimento patrimoniale volto alla divisione degli utili prodotti in forma collettiva. In passato, l’inesistenza di forme societarie utilizzabili allo scopo ha spinto i contribuenti a costituire società commerciali con la specifica finalità di godere dei benefici economici collegati con il possesso di cespiti patrimoniali di rilievo quali immobili e/o titoli e partecipazioni societarie. Questa situazione ha determinato il proliferare di società prive d’impresa. In altri termini, mentre per l’esercizio dell’attività d’impresa i beni costituiscono lo strumento atto alla produzione degli utili, nelle società di godimento immobiliare (rectius, società di comodo) l’attività economica consiste nella percezione dei canoni di locazione e nella gestione delle manutenzioni atte a mantenere l’efficienza originaria dell’investimento immobiliare effettuato o a migliorarla. In sostanza, il legislatore tributario ha preso atto dell’espansione delle società di comodo (così denominate in base all’art. 30 della legge 724/1994) e ha concesso la possibilità, ai numerosi soggetti così costituiti in tale forma, di trasformarsi in società semplici, modello societario fino ad allora precluso al mero godimento di beni (il riferimento è alla legge n. 208/2015). Ne consegue che oggi la società semplice può essere utilizzata per: i. l’esercizio dell’impresa agricola; ii. l’esercizio delle libere professioni in forma collettiva (STP società semplici); iii. il godimento di patrimoni mobiliari e immobiliari.