I finanziamenti dei soci e l’accertamento in base alle indagini finanziarie

Il finanziamento effettuato dai soci può costituire una risorsa finanziaria rilevante per le società, che si configura in presenza di soci in surplus finanziario disponibili a privarsi temporaneamente (o in via permanente) delle loro risorse monetarie per sopperire alle carenze di liquidità dell’impresa a causa di un sistema bancario di difficile accesso ovvero eccessivamente oneroso. Tale situazione presenta però taluni rischi sintetizzabili in due diversi ambiti: i. dal punto di vista fiscale, occorre che i soci siano in grado di dimostrare la provenienza del denaro posseduto; ii. dal punto di vista bancario, occorre non violare le disposizioni relative alla raccolta del risparmio. Sotto l’aspetto fiscale, infatti, l’amministrazione finanziaria non vede di buon occhio quelle operazioni che comportano l’ingresso di liquidità dai conti correnti intestati ai soci a quelli della società e tantomeno il loro successivo rimborso, in quanto teme che si tratti di utili in nero ai quali viene attribuita una sorta di veste legale. L’AdE, per intercettare tali situazioni, utilizza strumenti accertativi di tipo presuntivo, forniti dagli artt. 32, del DPR n. 600/1973 e 51, del DPR n. 633/1972 (indagini finanziarie) nonché dalla presunzione di fonte giurisprudenziale per effetto della quale gli utili in nero si considerano distribuiti in capo ai soci fino a quando non venga da questi dimostrato il loro reinvestimento o l’accantonamento ovvero che detti soci non abbiano rilevanza nella gestione sociale.