L’inefficacia degli atti dispositivi del debitore prima del fallimento e liquidazione dei beni.

Il tema delle sorti degli atti di disposizione compiuti dal debitore prima della dichiarazione di fallimento - ovvero, dal 15.7.2022, dell’apertura della liquidazione giudiziale - che implicano l’uscita dei beni dal patrimonio del debitore e l’ingresso nella sfera del terzo (acquirente), appare oggi controverso. Lo Studio del Consiglio Nazionale del Notariato n. 35-2023/PC affronta l’argomento e, accolto l’orientamento secondo cui - dopo l’esito vittorioso delle azioni revocatorie del curatore i beni oggetto degli atti revocati restano all’avente causa - sono analizzate le diverse tesi che potrebbero giustificare il trasferimento a titolo derivativo dei beni stessi a favore di chi acquista dalla procedura. La liquidazione dei beni avviene direttamente nel fallimento (nella procedura di liquidazione giudiziale), secondo le norme del cpc o tramite procedure competitive. Il decreto di trasferimento del giudice è pronunciato “contro” l’acquirente revocato e l’atto di trasferimento sarà sottoscritto dal curatore disponendo di un diritto del terzo acquirente revocato, con trascrizione contro questo soggetto (e a favore di chi ha acquistato dalla procedura). Lo Studio individua anche le modalità idonee ad assicurare un’adeguata tutela al soggetto che ha acquistato prima del fallimento (o liquidazione giudiziale). Con il presente lavoro si intende fornire una breve analisi delle argomentazioni condotte nello Studio.