29 settembre 2016

L’IRAP e l’impresa familiare

Daily news n. 171 del 29.09.2016 a cura di Ruggero Viviani

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La Cassazione sembra aver definito in maniera marcata i limiti che portano nell’orbita dell’Irap le imprese familiari. L’imposta è dovuta, infatti, nel caso in cui il soggetto passivo utilizzi un quid pluris, rappresentato dal lavoro o dal capitale, che consente di produrre ricchezza, rispetto all’attività svolta dal titolare. Seguendo l’orientamento originario della giurisprudenza, specificamente connesso con il caso di specie, la collaborazione lavorativa dei familiari porterebbe, inevitabilmente, l’impresa familiare nell’orbita dell’Irap, anche se con una limitazione in termini di determinazione della base imponibile, rappresentata dalla parte di ricchezza prodotta dal titolare. Nella presente trattazione, dopo aver indicato le regole che disciplinano la tassazione dei contribuenti ai fini dell’Irap, passeremo ad analizzare brevemente le caratteristiche principali dell’impresa familiare, secondo le disposizioni civilistiche (art. 230-bis, c.c.) e fiscali (art. 5, tuir), prima di analizzare ulteriormente la giurisprudenza strettamente connessa con la tassazione delle imprese familiari ai fini dell’Irap, considerando i recenti interventi della cassazione, in merito, contenuti nella sentenza n. 12616/2016 e nell’ordinanza n. 17429/2016. Al termine della rassegna giurisprudenziale emerge un allineamento dell’inquadramento tributario dell’impresa familiare, ai fini dell’Irap, rispetto alle regole generali fissate dalle sezioni unite della suprema corte, dettate dalla sentenza n. 9451/2016.
Categorie:Irap
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