La responsabilità amministrativa negli enti non commerciali di tipo associativo

Con il Decreto Legislativo 08 giugno 2001, n. 231 (quale applicazione della delega di cui all’art. 11, L. 29 settembre 2000, n. 300) è stato introdotto nel nostro ordinamento il concetto di “responsabilità amministrativa dell'ente” per reati commessi a suo favore da persone fisiche collocate in posizione apicale nella struttura organizzativa (funzioni di rappresentanza, amministrazione, direzione, gestione e/o controllo) ovvero nell’ambito di una sua sottostruttura dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone sottoposte alla loro vigilanza o direzione. Tale provvedimento normativo si sostanzia in un vero e proprio “meccanismo di imputazione” della responsabilità amministrativa in capo agli enti (dotati o meno di personalità giuridica) in conseguenza a fatti e/o atti commessi da altri soggetti per conto e/o nell’interesse dei primi. Ciò premesso, nonostante l’espressa inclusione degli enti non commerciali nella fattispecie, ad opera dell’art. 1, la dottrina aveva assunto posizioni contrastanti in merito all’applicabilità o meno di tale provvedimento nel Terzo settore. Le argomentazioni a sostegno di tale esclusione erano soprattutto legate al rilevante ruolo sociale assunto da tali organismi, alla carenza del carattere imprenditoriale e soprattutto all’assenza del fine lucrativo. Tuttavia, la questione può considerarsi superata grazie all’intervento del gruppo di studio incaricato dal CNDCEC che ha elaborato, nell’ottobre del 2012, un approfondimento sull’applicabilità del modello 231 anche agli enti non lucrativi.