Studi di settore - Inidoneità a rappresentare la situazione dell’impresa

Gli studi di settore sono, in sostanza, strumenti presuntivi di ricostruzione dei ricavi delle imprese fondati su un algoritmo di calcolo il quale formalizza le presunzioni che contraddistinguono l’accertamento di tipo analitico-induttivo (art. 39, primo comma, lett. d), D.P.R. 600/1973; artt. 54 e 55 D.P.R. n. 633/1972). L'utilizzo degli studi di settore in sede di accertamento trova origine e fondamento nell'art. 62-sexies, terzo comma, del D.L. 30.8.1993, n. 331 - convertito, con modificazioni, dalla L. 29.10.1993, n. 427. In virtù di tale norma e delle disposizioni introdotte con l'art. 10, L. 8.5.1998, n. 146, costituisce presunzione “grave, precisa e concordante”, su cui fondare l'accertamento, lo scostamento dei ricavi o compensi dichiarati rispetto a quelli attribuibili al contribuente sulla base dello studio di settore approvato per la specifica attività svolta. Nel corso degli anni, è apparso via via sempre più evidente che il ragionamento presuntivo non può essere sostituito da un meccanismo tecnico controverso, che in varie situazioni specifiche conduceva a risultati incoerenti. È altresì evidente che la possibilità di attivare un accertamento extracontabile, e quindi di ricostruire induttivamente la situazione economica di un’impresa, non può esser fatta derivare dal disallineamento rispetto a quella che – pur sottoposta a correttivi di vario genere – è pur sempre una “media”, non riferita alla situazione dell’impresa controllata ma a un ideale “campione” di imprese analoghe.